In tutto il mondo, il sistema agroalimentare è particolarmente sensibile alle attività terroristiche: la Coldiretti ha lanciato l’allarme ritenendo l’Italia un Paese particolarmente sensibile al bioterrorismo. Questo perchè circa il 25 per cento dei prodotti alimentari che si consumano nel Belpaese sono provienieti dall’estero. anche perché sono passati in mani straniere molti dei marchi storici del Made in Italy a tavola.
Negli Stati Uniti è stato varato un apposito Bioterrorism Act con l’obiettivo di permettere alle autorità di prevenire, identificare velocemente ed eliminare le fonti di pericolo. La Food and Drug Administration (Fda) – continua la Coldiretti – deve essere avvisata preventivamente e fornisce un permesso elettronico per l’arrivo di prodotti importati e può bloccare le partite o gli alimenti sospetti mentre è fatto obbligo di registrazione a tutti gli stabilimenti che operano nell’ambito della produzione, trasformazione, imballaggio di prodotti inclusi, mangimi, integratori, bevande e alimenti per lattanti. Il settore alimentare – riferisce la Coldiretti – viene identificato negli Usa come “infrastruttura critica” e questo significa che le eventuali operazioni di acquisizione da parte di gruppi stranieri è sottoposto a procedure più complesse, a differenza di quanto avviene in Italia dove ad essere presi di mira sono soprattutto i prodotti simbolo dell’Italia e della dieta mediterranea, dall’olio al vino fino alle conserve di pomodoro.

“Made in vendita”? L’Italia senza difesa
Confrontato l’assetto negli Stati Uniti con quello nostrano, Coldiretti ripropone l’ultimo esempio di Made in Italy ceduto in parte agli stranieri, il riso Scotti. Il 25 per cento della proprietà dalla famiglia pavese è oggi del colosso industriale Ebro Foods, spagnolo, detentore di sessanta etichette in venticinque diversi Paesi. Lo scorso anno – ricorda la Coldiretti – la Ar Pelati è stata acquisita dalla società Princes controllata dalla Giapponese Mitsubishi mentre nello stesso periodo la Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è stata acquistata dall’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard.
Il Made in Italy alimentare – sostiene la Coldiretti – è diventato un’appetibile terra di conquista per gli stranieri: si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori; poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici; e il prossimo passo rischia di essere la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo – conclude la Coldiretti – favorito dalla crisi di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi.