L’ultimo bimestre dell’anno ha fatto registrare una ‘flessione percentuale’ che deve preoccupare

Cina, Svizzera e regione del Medio Oriente e del Nord Africa sono state le principali destinazioni che hanno permesso, anche in un anno ‘difficile’ come il 2020, all’export agroalimentare Ue nel 2020 di crescere. Oltretutto a fronte di una contrazione delle importazioni così che la bilancia dei pagamenti europei ne ha tratto un ragguardevole beneficio.
I dati sono quelli diffusi dalla Commissione europea sul commercio di settore che ha registrato un valore totale del degli scambi, assommando entraqte e uscite, pari a 306,5 miliardi di euro, con un aumento del +1% rispetto al 2019.
Le esportazioni, cresciute del +1,4%, hanno raggiunto i 184,3 miliardi di euro mentre le importazioni si sono fermate a 122,2 miliardi di euro, solo il +0,5% rispetto all’anno precedente.
Al vertice assoluto per le esportazioni figura, ovviamente, la Cina: il valore delle esportazioni è aumentato di 3,22 miliardi di euro rispetto al 2019, trainato in particolare dalla carne di maiale (+74%), dal grano e dagli alimenti per l’infanzia. Una diversificata gamma di prodotti ha portato a un aumento di 675 milioni di euro nelle esportazioni in Svizzera, mentre cereali e prodotti lattiero-caseari hanno spinto aumenti nella regione Mediorientale e nordafricana, in particolare in Arabia Saudita, Algeria e Marocco.

Un caso particolare è quello del Regno Unito: verso l’isola della Brexit, le esportazioni sono aumentate di 467 milioni, con grano, pasta e pasticceria tra i prodotti principali, mentre sono crollate le importazioni della Ue che ha acquistato oltremanica 1,2 miliardi di euro in meno, con alcolici e liquori particolarmente colpiti. Una flessione delle esportazioni l’Europa l’ha registrata sui mercati degli Stati Uniti, della Turchia e di Singapore.
Non è però tutto oro quel che luccica: i dati della Commissione segnalano infatti, per quanto riguarda gli sviluppi mensili, che l’export 2020 si è raffreddato verso la fine dell’anno scorso con un -2% a novembre e un -5% a dicembre. Un segnale che si spera non trovi conferma nel primo trimestre 2021.