“In un prossimo futuro potrebbe entrare in uso per il settore tessile l’etichetta elettronica, una vera rivoluzione che garantirebbe la tracciabilità dei prodotti all’interno dell’Ue. Una soluzione votata all’unanimità dalla commissione Imco (Mercato interno e protezione dei consumatori)”: lo annuncia la vicepresidente della commissione la europarlamentare Pdl, Lara Comi. “In dieci anni – ha proseguito – il traffico di prodotti contraffatti ha fatto perdere alle imprese 270 mila posti di lavoro a livello mondiale, 123 mila in Europa. Ecco perché la Ue si sta muovendo in difesa del principio di tracciabilità che sta coinvolgendo sempre più ampi settori produttivi. Grazie al mio impegno sulla necessità di una rigorosa etichettatura, recentemente è stato interessato anche il tessile, che oggi ha un nuovo regolamento a tutela dei consumatori. Ma su questo fronte sto preparando iniziative in comune con gli imprenditori e insieme stiamo sviluppando collaborazioni proficue”.

Le fa eco il presidente di Confcommercio di Milano, Carlo Sangalli: “Difendere il sistema moda per difendere  il made in Italy: basti pensare che il settore rappresenta un quinto del Pil prodotto a Milano. Tutelandolo, pertanto, si protegge l’occupazione e si argina la delocalizzazione. Il nemico numero uno si chiama contraffazione: debellando abusivismo e contraffazione, la nostra economia registrerebbe un incremento di valore aggiunto tra i 18 ed i 25 miliardi di euro’.

L’etichetta annunciata dalla vicepresidente Comi è basata sul principio della radiofrequenze: un microchip racchiuderà infatti tutte le informazioni necessarie alla tutela del produttore e dell’acquirente. Con uno speciale lettore che il commerciante metterà  a disposizione dei clienti, questi ultimi saranno in grado di leggere il microchip e di sapere fin da subito informazioni utili su provenienza, materiali e coloranti usati durante la produzione o il confezionamento. La soluzione microchip avvantaggerà coloro che vorranno tutelare il proprio prodotto ‘100% made in Italy’. Se la semplice etichetta, infatti, è facilmente contraffabile, il microchip non lo è.