La Commissione europea ha approvato la ‘nota interpretativa’ sull’indicazione di origine delle merci provenienti dai territori occupati da Israele dal giugno del 1967. La nota era stata sollecitata ad aprile da 16 governi Ue, compreso quello italiano. L’obbligo di etichettatura ricade sull’intera filiera: dal produttore all’importatore, fino al dettagliante.

L’etichettatura con l’indicazione d’origine è obbligatoria, secondo le regole generali del commercio nell’Unione europea, per i prodotti agricoli e per i cosmetici. È però consentito che venga indicato come “Made in Israel” il vino imbottigliato entro i confini del 1967 ed anche se prodotto con uve coltivate nei territori, per il principio secondo il quale prevale il luogo in cui viene realizzata la maggior parte del valore aggiunto. In base all’accordo di associazione tra Israele e Unione europea, le merci prodotte nei territori occupati dal 1967 in Cisgiordania e nel Golan sono escluse dai benefici doganali. La norma interpretativa sarà pubblicata immediatamente sulla versione elettronica della Gazzetta Ufficiale della Ue e sarà subito operativa. “Non si tratta quindi di nuovi obblighi, ma del chiarimento necessario per uniformare l’applicazione nei 28 paesi Ue” viene sottolineato in ambienti della Commissione, ricordando che ad esempio Gran Bretagna, Belgio e Danimarca avevano già anticipato l’obbligo di etichettatura.

Una etichetta per i prodotti dei territori occupati da Israele

Fino ad oggi i prodotti provenienti dalle colonie israeliane, tutti illegali rispetto al diritto internazionale, sono stati etichettati come fabbricati in Israele. Le merci provenienti dalle colonie rappresentano meno dello 0,5% del totale degli scambi commerciali tra l’Ue e Israele, ossia 154 milioni di euro nel 2014, stando alle cifre fornite dalla Commissione europea.

Su quella che da Bruxelles viene definita “una decisione tecnica volta a informare i consumatori europei” immediate sono state le reazioni politiche. Il governo israeliano la definisce una “inaccettabile discriminazione” ed ha convocato immediatamente l’ambasciatore dell’Ue, Lars Faaborg-Andersen. «La Ue deve vergognarsi – ha detto il premier isreliano Benyamin Netanyahu – L’iniziativa europea mostra un doppio standard e riguarda solo Israele, piuttosto che le altre 200 dispute in tutto il mondo». «Siamo contenti e soddisfatti per la decisione dell’Unione Europea di mettere in atto l’etichettatura dei prodotti delle colonie nei Territori occupati palestinesi» ha invece detto Mohammad Shtayyeh, membro dell’Olp e direttore di Pedcar, l’organizzazione economica palestinese per la ricostruzione e lo sviluppo. Shtayyeh ha definito le nuove regole guida «un passo importante per la soluzione a due stati e per future sanzioni contro i prodotti delle colonie».