La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che decreta illegittime le pubblicità e le etichette di bottiglia vendute nei supermercati quando dichiarano “acqua a basso contenuto di sodio o di sale”, o che sono indicate per le diete povere di sodio. E questo perché la verifica della quantità di sale viene fatta tenendo conto solo del clorulo di sodio, il comune sale da cucina, ma non anche del bicarbonato di sodio, che è un altro sale. È alla somma di questi due valori che bisogna guardare per verificare se davvero l’acqua sia indicata per una dieta priva di sali.

La Corte UE decreta così lo stop alla commercializzazione di bevande con un contenuto complessivo di sodio, quindi considerando tutti gli elementi, superiore a quello fissato dal regolamento comunitario sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari. È da dire che l’Italia aveva già emanato, nel 2011, un decreto legislativo che specifica che l’indicazione “a basso contenuto di sodio” può essere utilizzata solo a condizione che il contenuto sia inferiore a 20 milligrammi per litro, tenendo conto di tutti i componenti chimici. Solamente in questo caso, inoltre, è possibile precisare che una determinata acqua è “indicata per le diete povere di sodio”.

Severa sentenza della Corte europea per le acque con poco sale

La sentenza della Corte europea specifica che il regolamento comunutario, nell’indicare il quantitativo massimo di sodio sulle etichette, non fa distinzione tra “il sodio in funzione del composto chimico di cui fa parte o dal quale deriva”. È quindi necessario considerare la presenza complessiva di sodio, qualunque sia la sua forma chimica, per non trarre in inganno il consumatore che non viene sufficientemente informato su ciò che acquista e che non è in grado di compiere scelte con piena cognizione di causa, senza incappare in pubblicità e informazioni false.

Oltretutto bisogna considerare anche le scarse conoscenze di chimica e di alimentazione che può avere il consumatore, non avvezzo a leggere nel riquadro dell’etichetta con l’indicazione dei componenti chimici: è verosimile che questi, infatti, si limiti a leggere la scritta di maggior rilievo sulla confezione dell’acqua, più visibile, colorata, comprensibile e suggestiva. Per questo è necessario evitare qualsiasi comunicazione tendenziosa o fuorviante, che possa trarre in inganno chi acquista, attraverso diciture come “prodotto dietetico” o “a scarso contenuto di sale”, se poi non è questa la verità. Lo spirito della sentenza della Corte è, andando oltre i problemi di libertà della comunicazione e di concorrenza tra gli operatori economici, quello  di tutelare la salute dei consumatori.