Non c’è traccia di DNA di cavallo nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlé sequestrata il 21 febbraio dai Nas. I test dell’Istituto zooprofilattico di Torino su tutti i campioni prelevati allo stabilimento SAFIM di None in provincia di Torino sono negativi. Fino ad ora in Italia solo un test è risultato positivo, permettendo ai Nas di trovare la carne di cavallo in una confezione di “Lasagne alla Bolognese”, confezionate dalla ditta Primia di San Giovanni in Persiceto (BO) che ha acquistato la carne, come bovina, da un’altra ditta. Oltre al ritiro del prodotto è stato disposto il sequestro di 6 tonnellate di macinato e di 2.400 confezioni. Saranno ulteriori esami ora a vedere se si può ipotizzare solo una frode in commercio (per la vendita di un prodotto diverso da quello indicato) o se c’é un rischio per la salute per l’eventuale presenza di carne di animali sottoposti, ad esempio, a doping.
Sul caso Nestlè, 26 tonnellate di carne sono state dissequestrate, mentre proseguono i controlli. Intanto fa discutere la proposta del ministro per lo Sviluppo del governo tedesco Dirk Niebel che condividendo l’idea, lanciata ieri da un parlamentare della Cdu, propone di non mandare al macero i prodotti sequestrati ma di darli ai poveri. Un’ipotesi che aveva subito suscitato la reazione piccata delle associazioni che si occupano dei bisognosi. Dal mondo dell’associazionismo si è sollevata la protesta di chi pensa che “i poveri non siano una classe di serie B, cui destinare prodotti che gli altri non vogliono consumare”.

Scandalo lasagne: i dati sulle importazioni italiane
In Italia i carabinieri hanno prelevato finora 292 campioni di 121 diverse marche, sia presso gli stabilimenti di produzione, sia nelle piattaforme e catene commerciali di distribuzione. Il numero di campioni acquisiti è già superiore ai 200 richiesti dalla Raccomandazione europea. In Italia nel 2012 sono stati prodotti nei macelli 16,5 milioni di chili di carne equina (che comprende anche la carne di asino ma per la maggioranza riguarda quella di cavallo) ma si stima che appena il 25 per cento derivi da animali nati, allevati e macellati a livello nazionale mentre la stragrande maggioranza viene dall’estero. Sono stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo senza l’obbligo di indicarne la provenienza in etichetta nella vendita al dettaglio tal quale o come ingrediente nei prodotti trasformati.
Quasi la metà delle importazioni italiane arrivano dalla Polonia, da Francia e Spagna mentre poco più di un milione di chili proviene dalla Romania che sembra essere uno dei principali imputati dell’ “horsegate” che sta travolgendo l’Europa, emerge da una analisi della Coldiretti. “Come richiesto ora anche dal presidente francese Francois Hollande – conclude la Coldiretti – è necessario estendere immediatamente l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti”.