Costano anche il 90% in meno, arrivano da Cina e India, ma non hanno nemmeno il principio attivo

È sempre più alta la preoccupazione in Africa per la contraffazione dei farmaci, cioè per quei medicinali adulterati o privi di principi attivi che provengono soprattutto da Cina e India, ma anche da Turchia ed Emirati Arabi Uniti. Sono prodotti che non è difficile trovare sulle bancarelle dei mercati locali, ma che ormai hanno invaso anche le farmacie autorizzate, a volte ignare di quanto stanno acquistando e altre volte complici: a incidere è purtroppo un costo inferiore anche del 90% rispetto al prezzo dei veri medicinali.
Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il commercio globale di farmaci contraffatti vale almeno 4 miliardi di dollari, con l’Africa che è tra le regioni più colpite: tra il 2013 e il 2017 ben il 42% di tutti i medicinali falsi segnalati all’Oms dalle diverse autorità sanitari nazionali proveniva infatti proprio dal continente. Più difficile è valutare l’effettiva circolazione dei farmaci contraffatti in Africa, ma in base a diverse stime si ritiene che almeno un medicinale su dieci sia alterato o falsificato, mentre 160.000 sarebbero ogni anno le vittime nel continente a causa della loro diffusione.

Il problema è ben chiaro ai governi africani, ma la precaria legislazione, i sistemi sanitari scadenti e la povertà diffusa facilitano enormemente la crescita di questo mercato letale.
Se nel 2018 in Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Liberia e Sierra Leone sono state sequestrate 19 tonnellate di medicinali contraffatti, l’anno successivo negli stessi Paesi è stata intercettata una quantità cinque volte superiore.
Una battaglia lunga e difficile che, oltre alle attività di repressione, deve essere accompagnata dalla nascita e dallo sviluppo di un’industria farmaceutica locale, capace di produrre medicinali di qualità e a prezzi abbordabili, all’interno di un quadro di controlli efficace e di una fattiva cooperazione regionale.