Ogni famiglia italiana in un anno spende mediamente 515 euro in alimenti che poi non consumerà, sprecando circa il 10% della spesa mensile. Si tratta di oltre 4.000 tonnellate di cibo acquistate dai consumatori e buttate in discarica ogni giorno, pari a 6 milioni in un anno.
“Ogni anno – denuncia la Cia, la confederazione degli agricoltori – finisce nella spazzatura il 19% del pane, il 4% della pasta, il 39% dei prodotti freschi (latticini, uova, carne e preparati) e il 17% di frutta e verdura. Peraltro l’Italia è in “buona” compagnia: in Gran Bretagna ogni anno vanno persi 6,7 milioni di tonnellate di alimenti ancora perfettamente utilizzabili per un valore di 10 miliardi di sterline. In Svezia ogni famiglia getta nella spazzatura il 25% del cibo comprato, mentre in Cina si arriva al 16%. Ma la “maglia nera” spetta agli Stati Uniti, che nel complesso buttano via il 40% della spesa alimentare”.
“Uno scandalo – conclude la Cia – non solo dal punto di vista economico ed etico, visto che con gli sprechi dei paesi ricchi e industrializzati si potrebbero sfamare intere nazioni del Sud del mondo. Il fenomeno dello spreco di cibo ha anche un notevole impatto ambientale: basti pensare che una sola tonnellata di rifiuti alimentari genera fino a 4,2 tonnellate di Co2”.