In occasione del suo 50esimo compleanno il Cno-Consorzio nazionale degli olivicoltori ha lanciato un messaggio importante ai propri associati: d’ora in avanti, l’extravergine d’oliva dovrà sempre più puntare sulle differenziazioni per superare l’impasse nei mercati e nei prezzi. Protagonista dovrà diventare la produzione ottenuta da singole varietà di olive e la denominazione delle diverse varietà diventerà, come per il vino, il vero indice di qualità per vincere la sfida della commercializzazione dell’extravergine d’oliva italiano. Una prospettiva questa che, stima il Cno, potrà garantire ai produttori un valore aggiunto da almeno 1 miliardo di euro.
Attualmente, nonostante i segni positivi dell’export e un fatturato da 3 miliardi di euro all’anno, il comparto è in sofferenza: i margini di reddito sono esigui; c’è un troppo scarso ricambio generazionale; la contraffazione è sempre più diffusa mentre le politiche nazionali ed europee sono poco lungimiranti. Negli ultimi mesi poi si è aggiunta l’infestazione da Xylella che pesa per milioni di euro. «Il salto di qualità – ha detto il Presidente nazionale del Cno, Gennaro Sicolo – lo faremo producendo e promuovendo gli oli extravergini d’oliva mono-varietali probabilmente tra cinquant’anni dire olio extravergine d’oliva sarà come dire vino, quindi una definizione generica che non dà connotazione al prodotto».