I casi di malattie legate ad alimentazione non sana sono calcolati in circa 600 milioni all’anno

In occasione della quarta Giornata mondiale per la sicurezza degli alimenti di inizio giugno, la Fao ha denunciato che circa 600 milioni di casi di malattie all’anno possono essere attribuite ad una origine alimentare per alimenti non sicuri che rappresentano una minaccia alla salute umana e per le economie a livello globale. Per questo l’organismo internazionale ha lanciato la campagna “Cibo più sicuro, salute migliore”.
Il Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (Sofi 2021) evidenzia come l’insicurezza alimentare stia diventando cronica. La percentuale di persone denutrite è cresciuta, passando dall’8,4% nel 2019 a circa il 9,9% nel 2020. In pratica tra i 720 e gli 811 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame nel 2020, ben 161 milioni di persone in più rispetto al 2019.
A queste vanno aggiunte quelle (2,37 miliardi) che nel 2020 non hanno avuto accesso a un’alimentazione adeguata, aumentate di quasi 320 milioni di individui in un solo anno. Un altro aspetto fondamentale per la sicurezza alimentare è garantire che il cibo consumato sia salutare e non faccia male.

Secondo le stime dell’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) ogni anno nel mondo una persona su dieci si ammala per aver ingerito del cibo contaminato. Batteri, virus, parassiti ma anche sostanze chimiche. Il risultato è che ogni anno 420.000 persone, tra cui 125.000 bambini al di sotto dei cinque anni, muoiono a causa delle patologie legate al consumo di cibo deteriorato o contaminato. Un fenomeno che ha conseguenze sul sistema sanitario, l’economia e il commercio.
C’è poi la contaminazione da sostanze chimiche e pesticidi. Secondo uno studio di Legambiente “Stop Pesticidi 2021” in Italia il 35,32% dei campioni di alimenti esaminati presentavano uno o più residui di pesticidi, seppur nei limiti di legge. Vino e miele gli alimenti con maggiori percentuali di residui permessi, contando rispettivamente circa il 39,90% e il 20%.