Ricerca dell’Università di Bari: il 20% dei consumatori è in difficoltà nel leggere l’etichetta .

Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Bari dall’esplicito titolo “Uso improprio dell’etichetta del Paese di origine da parte dei consumatori: approfondimenti dal mercato italiano dell’olio extravergine di oliva” indaga sulla capacità dei consumatori di interpretare correttamente le informazioni contenute nell’etichetta delle confezioni esposte sugli scaffali dei supermercati.
La ricerca, anticipata dal portale di riferimento per l’olio “Teatro Naturale”, ha elaborato le risposte a 982 questionari proposti alle casse di alcuni supermercatied ha confermato che l’etichetta d’origine è uno strumento efficace per differenziare i prodotti alimentari. La normativa europea per l’olio extra vergine consente di indicare solo l’indicazione di provenienzacomunitaria” oppure “comunitaria e non comunitaria” oppure “non comunitaria“. Il Paese d’origine, ed eventualmente anche la regione, è indicato solo nel caso di olii Dop, biologici e nel caso del 100% italiano.
I risultati – si legge nello studio – evidenziano che, in Italia, l’olio con origine nazionale vanta un ‘premium price’ pari a +35% (+2,13 €/litro) rispetto a un prodotto etichettato come miscela di exravergini europei.

Ma non sempre le informazioni in etichette sono chiare e aiutano il consumatore nella scelta: “Una quota significativa di consumatori nel nostro campione, il 19,04% – scrivono gli autori dello studio – non è, tuttavia, in grado di identificare correttamente l’origine dell’olio acquistato.
Questo uso improprio dell’etichetta si verifica principalmente tra i consumatori che dichiarano di aver acquistato un prodotto italiano, mentre in realtà avevano acquistato una miscela di oli di origine comunitaria.
Infine una precisazione da parte degli autori della ricerca: “È meno probabile che le donne e i consumatori più istruiti utilizzino in modo improprio le informazioni sull’etichetta relative alle origini del prodotto”.