Dalla metà di settembre è entrata in vigore la cosiddetta “legge parlamentare di delegazione europea 2015” (la n. 170/2016) che attribuisce al Governo la delega per adeguare l’ordinamento nazionale alle normative europee pubblicate negli ultimi anni. Tra l’altro il testo prevede anche che venga ripristinato nel nostro Paese l’obbligo di indicare nell’etichetta dei prodotti agroalimentari “sede e indirizzo dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento”. Come è nota l’Europa aveva cancellato quest’obbligo nel dicembre 2014, sollevando numerose proteste in Italia da parte della associazioni dei consumatori e prese di posizioni di operatori industriali e commerciali del comparto agroalimentare che volontariamente hanno continuato a fornire ai propri clienti una corretta e completa informazione circa la tracciabilità del proprio prodotto.
Ora inizia il lungo iter per rendere questo obbligo effettivo: non basta infatti a “legge di delegazione” appena entrata in vigore, ma sarà necessaria uno specifico decreto legislativo il cui percorso sarà assai tortuoso e costellato di insidie. Non dovrebbero sorgere problemi, ma un po’ di tempo sarà necessario, per ottenere da parte del Ministero dell’Agricoltura l’assenso degli altri Ministeri coinvolti. Altro tempo sarà necessario per l’esame, e l’approvazione, da parte delle competenti Commissioni di Camera e Senato. Il vero ostacolo però sorgerà quando si tratterà di ottenere il nullaosta della Commissione Europea, la stessa che a dicembre 2014 aveva abolito l’obbligo e della quale fanno parte Stati che non hanno alcun interesse, anzi, a che la norma si approvata. I consumatori dovranno quindi aspettare un po’ prima che l’obbligo sia ripristinato.