Dall’1 luglio 2012, i vini che contengono residui di derivati da latte o uova in quantità superiore a 0,25mg/l, solitamente come conseguenza delle operazioni di chiarificazione, devono esplicitare sull’etichetta, oltre alla frase “contiene solfiti” anche le altre diciture sui derivati del latte e delle uova come ad esempio: “contiene uovo”, “contiene proteine dell’uovo”, “contiene lisozima da uovo od ovoalbumina”; “contiene latte”, “contiene derivati del latte”, “contiene caseina del latte”. La normativa è frutto di un lavoro scientifico che non ha escluso con certezza l’allergenicità per alcune sostanze impiegate nella produzione del vino, come residui di albumine e caseine, in conseguenza di operazioni di chiarificazione. Sulla base di questa documentazione scientifica e delle ricerche disponibili, la Commissione europea ha adottato un approccio prudenziale e al contempo pragmatico imponendo le prescrizioni per le diciture in etichetta.
A sei mesi dall’entrata in vigore del provvedimento, Confagricoltura chiede ulteriori approfondimenti perché, in altri Pesi, altri studi hanno escluso l’allergenicità del vino: in Canada, ad esempio, per il Dipartimento federale per la salute i residui proteici sono assolutamente inoffensivi, specialmente se i vini vengono trattati con adeguati cicli di filtrazione e solo i vini non filtrati si trovano, quindi, a subire la disposizione che in Europa è generalizzata. Anche in Svizzera sono state adottate norme analoghe a quelle canadesi.
Gli addetti comunque auspicano almeno che queste indicazioni possano venire sostituite da simboli e pittogrammi per evitare di tradurre le diciture nelle lingue dei Paesi dove il vino è commercializzato.