Per il momento non c ‘è da allarmarsi, ma uno sguardo all’etichetta per conoscere più a fondo i componenti del prodotto che acquistiamo potrebbe essere utile. Nel mirino della F.D.A., la Food and Drug Administration, ossia l’ente americano che vigila sulla sicurezza alimentare è infatti finito il triclosan, sostanza utilizzata in gran parte dei saponi commercializzati nel mondo, principio attivo contenuto anche in dentifrici, che vengono commercializzati come antibatterici o antimicrobiologici  e che spicca ancora in bella vista sull’etichette di moltissimi di questi.

Secondo diversi studi, il triclosan potrebbe alterare la regolazione ormonale negli animali da laboratorio o causare resistenza agli antibiotici, sconvolgerebbe a lungo termine l’ormone tiroideo in rane e topi e altererebbe gli ormoni sessuali degli animali da laboratorio. Altri studi avrebbero dimostrato che il triclosan può causare un’ultra resistenza di alcuni batteri agli antibiotici.
A loro volta gli industriali del settore hanno replicato che le prove contro il triclosan erano poco convincenti,  e che la sostanza chimica è stata utilizzata in modo sicuro nei prodotti di consumo e negli ospedali per decenni ed inoltre, che non ci sarebbe alcuna prova che il triclosan avrebbe causato resistenza agli antibiotici.

Naturalmente le industrie produttrici di saponi e prodotti a base di triclosan si sono sbrigate immediatamente a smentire ogni possibile rischio per la salute da parte dei propri prodotti, ma la Colgate-Palmolive ha sostituito il triclosan con acido lattico nel proprio sapone liquido antibatterico mentre continua ad utilizzarlo in un suo dentifricio perché “supportato da oltre 70 studi clinici su e oltre 10.000 pazienti”.

In Europa,  e ancor più in Italia, non risulta avviata alcuna indagine, anche di natura conoscitiva, sui possibili pericoli connessi all’utilizzo frequente di antibatterici contenuti in saponi e dentifrici.