La Commissione sul commercio internazionale del Parlamento europeo (INTA), accogliendo alcuni emendamenti anche italiani, ha inasprito l’originaria proposta di Bruxelles sulle regole a difesa dalla concorrenza dei Paesi extra-UE. Dopo quindici anni di adesione al WTO, gli accordi commerciali internazionali, la Cina si attendeva di vedersi riconosciuto ‘automaticamente’ lo status di ‘economia di mercato’. Invece i parlamentari europei hanno detto NO, puntando l’indice contro il sostegno dello Stato cinese alle proprie aziende che permette prezzi di vendita dei prodotti inferiori a quelli di produzione.
Immediata soddisfazione è stata espressa dal Tavolo Veneto della Moda, il coordinamento unico nel suo genere in Italia costituito da Confartigianato, Cna, Confindustria, Confcommercio e Confesercenti Moda del Veneto. «Siamo confortati – commenta Pier Giorgio Silvestrin, portavoce del Tavolodallo scenario che ora abbiamo davanti, perché siamo passati dall’ipotesi di una diminuzione dei vincoli antidumping, voluto dalla Commissione Europea, che sarebbe stata distruttiva per le nostre imprese, ad una tutela più decisa, che prevede regole di misurazione più chiare e più rigide».

Il timore è che la concorrenza sleale metta in ginocchio il nostro sistema produttivo

Gli eurodeputati della commissione INTA, nel testo di cui è stato relatore l’italiano Salvatore Cicu, hanno proposto, tra le altre cose, che le indagini antidumping tengano conto della conformità del Paese esportatore alle norme e agli standard internazionali in materia di lavoro, fisco e ambiente, di discriminazione degli investimenti esteri, del diritto societario.
«Da tempo esprimiamo il nostro forte timore – continua Pier Giorgio Silvestrin – sull’impatto di un eventuale riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina perché questo farebbe cadere ogni limite alla concorrenza leale. Ci aspettiamo ora di veder completato positivamente l’ter del provvedimento, anche se occorre agire con molta attenzione, perché non possiamo dimenticare che la Cina è il secondo partner commerciale dell’Unione».