Le associazioni dei commercianti lamentano 140 giornate di stop nei weekend (e introiti al -40%)

Il protrarsi delle chiusure dei negozi non alimentari all’interno dei centri commerciali nei weekend preoccupa fortemente le numerose attività di moda che si aspettavano un’inversione di tendenza sulle aperture in zona gialla dal 15 maggio. Confcommercio, Confimprese, Cnnc-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, Federdistribuzione, Annc-Coop e Ancd-Conad chiedono al Governo di tornare sui propri passi, nel rispetto dei protocolli di sicurezza.
La chiusura nei weekend, operativa ormai da più di sei mesi per un totale di 140 giornate di stop, ha comportato un taglio del 40% e di 56 miliardi di euro del giro d’affari dei centri commerciali. Sono numeri che, sottolineano le organizzazioni associative, “mettono a repentaglio la tenuta delle aziende, con il rischio di forti ricadute occupazionali”.
Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, ribadisce: «Attendiamo fiduciosi l’accoglimento delle nostre proposte, anche a seguito del check a tutte le misure, che sarà effettuato ogni due settimane o in sede di conversione del Decreto in legge. Ricordiamo che i controlli nei centri commerciali sono stringenti e offrono tutte le garanzie necessarie a tutelare al meglio dal rischio di contagio i consumatori, i dipendenti e i fornitori».

Le associazioni fanno inoltre notare che “i ristori economici per le imprese sono stati quasi nulli e inadeguati a coprire le perdite già consolidate. Urge un’iniezione di liquidità nel sistema per le imprese di tutte le dimensioni, che potrebbe passare anche da uno spostamento temporale delle scadenze fiscali e previdenziali, da un rafforzamento degli strumenti e da una semplificazione delle procedure di accesso al credito agevolato, con tempi rapidi e certi, oltre che da una nuova misura sugli affitti, con la previsione del credito di imposta pure per il 2021”.