Il dato è riferito al primo semestre: resta però in attivo la bilancia dei pagamenti con l’estero

In base ai dati elaborati dal Centro studi Confindustria moda, nel periodo che va da gennaio a giugno, a causa della pandemia la moda donna ha registrato un calo dell’export del -23,6%, l’import del -21,4%.
Le vendite del settore scendono, pertanto, a circa 3,4 miliardi di euro, assicurando comunque un saldo positivo alla bilancia italiana dei pagamenti pari a 1,3 miliardi. Rispetto al primo semestre del 2019, anno che peraltro aveva superato ogni aspettativa, l’export ha bruciato però oltre un miliardo di euro, mentre il saldo ha perso 465,3 milioni.
E dire che il primo bimestre si era avviato favorevolmente con un +1,8%. Poi la l’epidemia da covid-19 ha impattato sul mese di marzo (-24,9%) e soprattutto su quello di aprile (-73,3%). In maggio il comparto si è mantenuto in area negativa, con però un deciso rallentamento del tasso di caduta, che si traduce in un -47,4% sui livelli di maggio 2019. Trend proseguito anche a giugno, mese che chiude contenendo la variazione al -14,1%.

Nell’ambito della filiera tessile-moda nazionale il womenswear riveste un ruolo di primo piano, assicurando il 24,9% del fatturato complessivamente generato. Il trend positivo ha interessato tutti i comparti di cui si compone la moda donna, pur con entità differenti. In particolare, la confezione ha archiviato una crescita del +2,1%, la maglieria un +9,9%, la camiceria unl +3,3%, mentre la pelle un +0,5%.
Relativamente al mercato italiano, sulla base delle elaborazioni del Centro studi di Confindustria Moda sui dati rilevati da Sita ricerca, nel 2019 la moda femminile si conferma in flessione, pur rallentando il calo rispetto alla dinamica accusata nel corso dell’anno precedente. Il 2019 archivia infatti una flessione pari al -2,3%.