Serve una strategia dell’Unione per la transizione alla sostenibilità e contro le microplastiche

I settori del tessile, dell’abbigliamento, del cuoio e delle calzature hanno chiesto all’Unione europea un piano strategico specifico per sostenere il comparto e assicurare la sopravvivenza dell’industria europea della moda, all’indomani della crisi innescata dalla pandemia.
Euratex-Associazione europea dei datori di lavoro del settore tessile, Cec-Confederazione europea dell’industria calzaturiera, Cotance-Confederazione delle associazioni nazionali dei conciatori e delle concerie dell’Unione europea e IndustriAll hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta intitolata “The future industrial strategy for the Eu textile ecosystem”.
Nel documento si chiede alle autorità Ue di impegnarsi per una strategia specifica, coerente ed efficace, a livello nazionale e comunitario, con l’obiettivo di costituire una leadership europea che guidi le imprese nella transizione green e digitale. Tra le richieste specifiche, il pieno impegno di Bruxelles con gli operatori del settore, sia nella sua ripresa sia nella sua trasformazione; il sostegno al Patto di competenze dell’Ue; il sostegno alla decarbonizzazione dei settori.
La dichiarazione mette in evidenza l’importanza di trovare la giusta combinazione di incentivi e direttive comunitarie per garantire lo sviluppo sostenibile dell’industria, sviluppando un piano per affrontare i cambiamenti e le sfide del nuovo mercato attraverso fondi di investimento.

Ancora Euratex-Associazione europea dei datori di lavoro del settore tessile è intervenuta sulla questione delle emissioni di microplastiche da tessuti, che costituiscono la quota maggiore, circa il 35%, dell’inquinamento marino da microplastiche.
Nel corso di un recente dibattito, organizzato per la Settimana verde europea, è stata tra l’altro sottolineata l’esigenza di una ricerca globale che possa anche sostenere l’industria della moda verso una transizione sostenibile. «Per noi la ricerca è cruciale – ha sostenuto Mauro Scalia per Euratex una legislazione dovrebbe essere applicabile e affrontare il problema su scala globale, visto che su 28 milioni di indumenti nel mercato europeo solo il 20% sono prodotti nell’Ue».