«Dal 2008 al 2018 il settore del tessile-moda-abbigliamento è cresciuto a una media annua del +3% e il 2018, in particolare, lo abbiamo chiuso con un fatturato in aumento del +3,3% – dice Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda presentando l’edizione del prossimo giugno di Pitti Uomo – Siamo il secondo settore manifatturiero dell’economia italiana e il primo per contributo all’export. Nel primo trimestre di quest’anno però siamo cresciuti del +0,2%, per una combinazione di fattori interni ed esterni. Non possiamo essere contenti, ma nemmeno sconfortati: il 2019 potrebbe avere, come è accaduto nel 2018, un andamento non lineare e riservare sorprese positive nel secondo semestre».
Ecco allora che, proprio a partire dall’esigenza di invertire un trend non favorevole, l’ormai consolidato asse Firenze-Milano ha sfornato, attraverso la cooperazione tra Pitti Immagine, Confindustria Moda e Sistema moda Italia, una edizione di Pitti Uomo, dal 14 al 17 giugno, che sarà più ricca del solito e che vedrà un maggior coinvolgimento della città, nonché il debutto di Ferragamo alla kermesse, con una sfilata speciale. Va ricordato la moda uomo vale il 39% dell’export complessivo del comparto e il 55% se si considerano solo i mercati extra Ue, trainati dalla Cina.

Le preoccupazioni sono per il clima del commercio internazionale e per il paventato aumento dell’Iva

Carlo Capasa ha sempre messo in cima alle priorità della sua presidenza, le iniziative per i giovani perché dai talenti emergenti passa il futuro della moda italiana. Chi sostiene che l’Italia non sia un Paese per giovani o, peggio, che sia proprio un Paese per vecchi, guardando alla moda dovrebbe ricredersi.
«Possiamo contare sul sostegno di Mise, Ice e Confartigianato Imprese e sulla nostra capacità interna di fare squadra, come dimostra la scelta di Giorgio Armani di chiudere le sfilate, lunedì 17 – ha concluso Capasa – Ma su molte altre cose non abbiamo controllo, a partire dall’instabilità internazionale, dalla guerra commerciale tra Usa e Cina, dalle minacce che Donald Trump lancia anche all’Europa e sul possibile rialzo dell’Iva». Quest’ultimo è per Capasa un pericolo assolutamente da evitare perché dice esplicitamente «ucciderebbe la gallina dalle uova d’oro dell’economia italiana, la moda».