Anche un Paese così fortemente tradizionalista quale è il Giappone vive oggi un momento di grande apertura all’abbigliamento tecnico sportivo che nasca proprio per esaltare la potenza e la libertà del corpo. E i designer nipponici, anche con la non lieve spinta dei colossi multinazionali dello sportwear, stanno proponendo innovazioni di grande interesse.
Frutto anche della specifica predisposizione dell’industria tessile giapponese alla sperimentazione, in particolare nell’ambito dell’utilizzo di quelle fibre sintetiche che oggi, sulla spinta delle concezioni animaliste, stanno tornando prepotentemente alla ribalta. Così il filato sintetico, quando non è prodotto con tecniche inquinanti e può essere correttamente smaltito, non è più necessariamente messo in relazione con prodotti poveri. E la prova viene dall’invasione di sneaker che sfilano ormai regolarmente sulle passerelle di tutto il mondo. Con prezzi ‘di lusso’: la “Track di Balenciaga si aggira intono ai 550, la “Run Patetent Neon” di Louboutin a 800 e la “Zig Zag” di Louis Vuitton supera i mille.

La proposta più innovativa è quella di tute da serata importante abbinate alle più classiche sneakers

E qui entrano in campo i designer giapponesi. Jun Takahashi, che collabora con il NikeLab intorno al progetto Gyakusou, alla base del quale sta un concetto tutto nipponico: “Raggiungere l’illuminazione attraverso perseveranza, resistenza e pazienza”. Proprio a questa missione mistica sono dediti i gira, i runner che si allenano correndo fra i cedri secolari intorno al tempio Togakushi, nelle montagne di Nagano, a 250 km a nord di Tokyo. Il significato del vocabolo Gyakusou è “correre al contrario”.
A fargli il verso c’è il settantacinquenne Yhoji Yamamoto che nell’ultima tornata di sfilate a Parigi ha proposto per Adidas, una linea fluida e priva di genere, con il tocco poetico che gli è congeniale. Yamamoto ha presentato le sue creazioni come un’alternativa all’abito da sera: “Tute” da serata importante da indossare con le sneaker, ovviamente.