In occasione dell’inaugurazione del Micam ed alla vigilia della Settimana della Moda Donna a Milano, c’è stato il primo contatto ufficiale tra il mondo italiano della moda e il Governo, nella figura del Vicepresidente del Consiglio e Ministro allo sviluppo economico, Luigi Di Maio. A lui il presidente della Camera della moda, Carlo Capasa, ha fatto presente la necessità che sia varato un piano, almeno triennale, per sostenere un settore davvero strategico per l’Italia.
«Abbiamo bisogno di non perdere il nostro primato – dice il presidente Capasa – Siamo la seconda industria italiana con 90 miliardi di fatturato e i primi esportatori con un saldo di quasi 29 miliardi nel 2018, 620 mila addetti e 67 mila imprese in un settore che cresce del +3% all’anno e quest’anno ha finalmente annullato il gap della decrescita seguita alla crisi del 2008. Di Maio ci ha detto due cose importanti: che capisce l’importanza della moda, alla quale intende dare il rilievo che merita addirittura incrementando gli investimenti, e che rilancerà il tavolo di condivisione fra tutti gli attori e le associazioni della moda».

La manifestazione è per Milano una grande opportunità economica con un indotto miliardario

Una buona notizia per la moda italiana è venuta anche dal Ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli che ha assicurato la propria partecipazione all’inaugurazione, alla Scala, della ‘Settimana’ milanese, un segnale di attenzione accolto con favore da tutti gli espositori.
Per Milano si tratta di una manifestazione assolutamente impegnativa, con 215 appuntamenti diffusi in tutta la città. «Una città – sottolinea Capasa – che brulica di gente da tutto il mondo ed è impossibile trovare una stanza libera. Ma i milanesi sopportano volentieri qualche disagio, oltre che partecipare con entusiasmo: conoscono infatti i vantaggi di un indotto enorme che vale circa 10 miliardi l’anno, secondo gli ultimi dati della Camera di commercio. Riguarda 19 mila imprese e 128 mila addetti. Il 71% del giro di affari sono spese per acquisti e ristorazione, 17% per business e trasporti, 6% per la cultura e il tempo libero e 5,5% per l’alloggio».