Amsterdam ospita il “Fashion For Good”, il primo museo al mondo della moda sostenibile, un’esperienza unica che stimola i visitatori a riflettere, diventare consapevoli ed agire concretamente.
Tutto è spiegato e visualizzato in grandi spazi, dove i visitatori possono compiere concretamente trentatré azioni diverse e custodirle virtualmente nei bracciali di plastica riciclata che ricevono all’entrata, scansionandone la parte superiore su dispositivi posizionati accanto a ogni attività. Alla fine del percorso, i visitatori possono rivedere le azioni che hanno scansionato in un “chiosco” e utilizzare le informazioni raccolte per creare un proprio “piano di abbigliamento sostenibile”.
Ad esempio, possono decidere di non comprare vestiti per i trenta giorni seguenti, condividere o prestare i propri vestiti usati, lavare i panni a 30 gradi anziché 40 e così via. Queste possono sembrare azioni irrilevanti ma farebbero una gran differenza se fossero messe in pratica da tanti. E soprattutto potrebbero far pressione sui brand e indurli a fare davvero qualcosa.

I visitatori acquisiscono una nuova consapevolezza e si dicono impegnati verso la sostenibilità

La prima lezione, sottolinea Katrin Ley, amministratore delegato del museo, è apprendere tutte le cifre e i fatti sul cambiamento climatico negli ultimi due decenni, mentre la seconda è iniziare ad agire concretamente.
Gli spazi di coworking e meeting sparsi in tutto l’edificio al Rokin 10, a pochi minuti dalla stazione centrale di Amsterdam. sono stati arredati con mobili di seconda mano o noleggiati. Nello spazio principale, i visitatori possono vedere e toccare con mano vestiti sostenibili. «Per l’esperienza del consumatore – spiega Katrin Ley – la sfida maggiore era quella di proporre qualcosa di tangibile che potesse toccare il cuore della gente e contribuire a cambiare il loro comportamento. Abbiamo effettuato dei test sui consumatori prima del lancio e siamo aperti da una settimana. La maggior parte dei visitatori non aveva idea di cosa fosse realmente il concetto di sostenibilità prima di venire da noi. Si sentono coinvolti in ciò che sperimentano qui e lasciano il museo volendo saperne di più, contribuire e impegnarsi».