Gli effetti della pandemia potranno essere misurati tra un anno, ma il comparto guarda già oltre

La moda italiana a fine aprile ha potuto riattivare, un po’ alla volta, gli stabilimenti produttivi. Dal 18 maggio, invece, hanno riaperto le boutique. Il sistema ha rischiato di collassare su se stesso e i clienti internazionali sono fortemente irrequieti, anche perché all’Italia fa capo gran parte del lusso mondiale.
Ora la Fase 2 per una ripartenza che, per quanto necessaria, sta avvenendo molto lentamente. Sottolinea Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda: «Dobbiamo darci un termine di 12-18 mesi per comprendere come avremo assorbito le novità imposte dal virus e come saremo tornati a una nuova normalità. Se prendessimo adesso decisioni definitive su fashion week e fiere commetteremmo un errore all’insegna del vecchio modo di pensare. Quello di cui vogliamo liberarci, quello improntato alla velocità. Rallentare vuol dire anche darsi il tempo di comprendere, prima di deliberare».
Al tempo stesso, rimane a circa tre mesi dall’esplosione del Coronavirus, la delusione del comparto per non aver ottenuto dal Governo l’ascolto auspicato: «Abbiamo presentato documenti e proposte – ricorda Capasa – ma l’esecutivo ha preferito concentrarsi su altri comparti, sottovalutando che il fashion contribuisce in maniera rilevante all’export».

Ma il mondo della moda non resta con le mani in mano. Un primo esempio viene dal gruppo online Yoox Net-a-porter che scommette sulle nuove tecnologie e stringe un accordo con l’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) per un nuovo laboratorio dedicato all’intelligenza artificiale e alla ‘computer vision’ applicate nel campo della moda.
La collaborazione triennale di Yoox Net-a-porter con AlmageLab, il centro di ricerca sull’intelligenza artificiale di Unimore, ha dato vita a un programma di ricerca che sarà guidato da Rita Cucchiara, direttrice del Laboratorio nazionale di intelligenza artificiale. La ricerca si focalizzerà in primis sulla ‘Visual Search’, la ricerca per immagini, e sul ‘Virtual Try-On’, per migliorare l’esperienza virtuale di prova dei capi.