Dopo i carburanti, la moda è il comparto che ha pagato di più il lockdown causato dalla pandemia

Eurostat ha pubblicato il trend delle vendite retail nel mese di aprile comparandolo con quello dei mesi precedenti: un risultato che va oltre le stime degli economisti che ancor più pessimisticamente avevano previsto rispettivamente un -15% e un -22,3%.
Estrapolando i dati, il trend peggiore, dopo quello dei carburanti legato al blocco della circolazione, è stato quello del tessile, moda e calzature che ha registrato un -20,9% nella zona euro, mentre in marzo la flessione era stata del -54,7%, dopo un bimestre non eclatante (-1,1% in febbraio e crescita zero a gennaio 2020).
Se si amplia l’analisi dai 19 Paesi con l’euro a tutti i 27 Paesi dell’Unione europea il quadro non cambia molto per tessile-moda-footwear: -21,2% la discesa di aprile, contro il -54,1% del mese prima (-0,7% e +0,4% rispettivamente nei due mesi precedenti).
Confrontando l’andamento mensile con l’aprile 2019 il fatturato retail del settore accusa un -63,5% nella zona euro, dopo il -56,2% di marzo e contro il -19,6% della media. Nell’Ue a 27 la caduta delle vendite risulta del -62,8%, dal -18% della media di tutti i settori.

Andando oltre i dati Eurostat, è evidente che chi non ha rinunciato allo shopping ha preferito farlo affidandosi ai negozi online. E non stupisce, quindi, la nuova spinta per i network di vendita che un tempo utilizzavano il sistema di riunione a domicilio con i clienti per la dimostrazione dei prodotti e che oggi si affidano direttamente a pagine social o video tutorial.
Ecco allora che nel ‘dopo pandemia’ si fanno strada nuove opportunità di lavoro per i giovani. Tra le idee in parte figlie di questo tempo spunta anche quella del ‘personal shopper online’, un assistenze personale che guida negli abbinamenti giusti a distanza o illustra le tendenze moda della prossima stagione.