La pandemia ha spinto a un ricambio dei vertici di molti brand ed è aumentata la quota femminile

Una ricerca condotta da Nextail ha certificato che nel 2020 la presenza femminile ai vertici manageriali dei brand della moda globale è aumentata dal 95%.
Nel suo “Fashion Newest CEO’s report”, l’azienda madrilena di ricerca dati ha raccolto i comunicati stampa ufficiali dei brand, le novità apparse su Linkedin e quelle condivise dalle maggiori riviste cartacee e online di settore ed ha stilato una vera e propria lista di aziende che hanno cambiato i propri vertici e ne ha disegnato un identikit virtuale.
La nuova classe dirigente è più attenta non solo alle tematiche ambientali, ma anche capace di navigare con competenza nel mondo del digitale: «Nonostante le conseguenze del Covid-19, le aziende hanno dimostrato di voler pianificare il futuro, ma anche di affrontare le questioni più urgenti» ha commentato il Ceo di Nextail, Joaquin Villalba.
Il cambiamento è stato ‘storico’ per alcuni brand, che hanno sostituito i fondatori o i familiari nel ruolo apicale, dopo decenni: eclatante l’esempio di Helena Helmersson, prima persona al di fuori della famiglia a far parte del gotha decisionale del gruppo svedese di H&M. Una decisione presa anche in relazione all’attenzione alla sostenibilità che Helmersson ha sempre dimostrato durante tutta la sua carriera e che, in tempi di una rinnovata sensibilità all’ambiente, diventa obbligatoria, soprattutto per i marchi di fast fashion.

Tra le altre nomine al femminile di peso ci sono quelle di Sonia Syngal come presidente e CEO di Gap Inc e quella di Lauren Holbert, primo CEO donna di un marchio di abbigliamento sportivo, Dick Sporting Goods.
Il dato ‘al femminile’ ha per Nextail le sue logiche spiegazioni: l’80% degli studenti nelle principali scuole di moda e il 75% degli impiegati nei negozi di abbigliamento, sono donne. Un trend che, secondo il report, è destinato a crescere “dato che le aziende continueranno a perseguire le loro iniziative di inclusività e parità di genere a lungo termine, un processo iniziato durante la pandemia da Covid 19, e che una maggiore rappresentazione femminile condurrà, come conseguenza, a un maggiore sostegno alle donne”.