Le richieste del Tavolo regionale per resistere e superare una crisi che non finirà con il 2020 .

Il complesso mondo imprenditoriale che va dal tessile all’abbigliamento passando per le calzature la pelletteria sino all’occhialeria, simbolo del Made in Italy nel mondo, è sicuramente il comparto che ha subito, sta subendo e subirà anche nei prossimi mesi i peggiori effetti della crisi da Covid-19.
Lo si legge in un comunicato del Tavolo Veneto della Moda al quale siedono Confartigianato, Cna, Confindustria, Confcommercio e Confesercenti. Nel comunicato sono riportati alcuni dati sull’attuale stato di crisi: nei primi undici mesi del 2020 questi settori hanno registrato una perdita di fatturato del -27,8%, oltre quindici punti in più del calo del -12,6% della media del manifatturiero. L’abbigliamento e la pelle (scarpe e borse) sono i due peggiori comparti con -31,4% il primo e -31,2 il secondo.
I mancati ricavi delle imprese della moda tra gennaio e ottobre sono pari a 22,6 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di minori esportazioni. In pratica, 1 miliardo in meno al mese di Made in Italy della moda venduto nel mondo. A tutto ciò si aggiunge anche la grave crisi della domanda interna: sempre nei primi dieci mesi del 2020, a fronte di un calo delle vendite al dettaglio del 5,4%, sono crollate del 23% le vendite di abbigliamento, calzature e articoli in pelle.

In Veneto sono 9.500 le unità produttive, pari al 17,6% del totale manifatturiero regionale, e 7.626 le unità della distribuzione. Secondo gli ultimi dati disponibili il fatturato regionale ammonta a 18 miliardi di euro, cioè il 18% del fatturato nazionale. Le imprese del sistema moda in Veneto assorbono quasi 100 mila addetti ed esportano per un valore di oltre 9 miliardi di euro.
Per resistere – si legge nel comunicato – sono necessarie azioni per sospendere i costi fissi, spesso insostenibili a fronte di cali di fatturato che in alcune realtà toccano il -90%. La filiera, purtroppo, non ha beneficiato dei ristori previsti dal Governo e, poiché le previsioni 2021 per il settore risultano addirittura peggiori rispetto a quelle 2020, è necessario avere una conferma della prosecuzione a lungo termine della CIG per evitare licenziamenti irreversibili”.
Congiuntamente il Tavolo chiede l’apertura di un tavolo di crisi complessivo per il settore con l’apporto anche delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, le Università etc, in cui sviluppare progetti come una piattaforma on line veneta per il settore, la valorizzazione e promozione degli ITS.