Il 31 maggio 2018 è la scadenza stabilita dal regolamento europeo “Reach” per la registrazione presso l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) di tutte le sostanze chimiche prodotte o importate nell’Unione europea. Una registrazione che non è affatto economica, anzi, che proprio per il suo costo rischia di mettere in pericolo la moda italiana. Infatti le piccole e medie imprese italiane che producono i colori chimici per la tintura dei tessuti nazionali rischiano di chiudere per sempre proprio a causa dei costi di registrazione dei coloranti.
In Italia esistono alcune associazioni che stanno facendo proposte concrete alternative per non perdere centinaia di posti di lavoro. Ad esempio Dyestaff ha proposto al Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, di intervenire con una proposta di registrazione per famiglie di coloranti non Osor, cioè non costringendo le aziende ad una registrazione per ciascuna sostanza. Lo scopo dichiarato è quello di ridurre i costi dell’iter e la stessa proposta è stata formulata al Parlamento europeo in modo da consentire il rispetto delle regole a costi sostenibili.

Restano poche settimane all’Italia per farsi sentire in Europa a tutela del comparto moda

A sostegno della proposta Dyestaff è stata lanciata anche una raccolta di firme perché la normativa europea, sempre rispettando l’impegno a tutelare la salute dei cittadini, sia adeguata alle esigenze delle piccole e medie aziende che sono in Italia l’asse sul quale fa perno l’eccellenza del fashion Made in Italy.
Perché in ballo non ci sono solo centinaia di posti di lavoro, ma una tradizione di qualità che non si esprime solo nelle grandi aziende, ma spesso che si esalta in ristrette produzioni poco più che artigianali a sostegno di una industria che dell’unicità del colore fa la propria bandiera. Consentire anche a queste piccole imprese di adempiere agli obblighi di registrazione e di continuare a lavorare è importante per tutto il comparto moda nazionale.