Non è solo una crisi di consumi: aumenta il prezzo delle materie prime e non si trova manodopera

L’analisi dei dati pubblicati dall’Istat evidenzia ad aprile 2021 un aumento della produzione manifatturiera del +1,7% rispetto a marzo, con una maggiore accentuazione per la moda che registra un aumento del +3,6%.
Il recupero in corso, però, non è ancora sufficiente per compensare la drammatica caduta di attività nel corso della pandemia: nei primi quattro mesi del 2021 nella moda si registra un livello della produzione, senza correzioni per il calendario, inferiore del -25,6% rispetto al primo quadrimestre del 2019, anno pre Covid.
Va ricordato che l’Italia è il primo paese dell’Unione europea a 27 per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelli e che la moda, punta di diamante del Made in Italy nel mondo, è il comparto manifatturiero che ha maggiormente sofferto gli effetti della recessione. La caduta dei ricavi nella moda registrati nel 2020 è del -21,2%, di intensità doppia della media delle imprese, con minori vendite per 17,9 miliardi di euro. Se consideriamo i tredici mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, la perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti sale a 20,6 miliardi di euro.
Sul fronte della domanda interna, nel 2020 i consumi delle famiglie per vestiario e calzature si è ridotto di 12,6 miliardi di euro, con un calo del -19,7%. Sui mercati esteri, le esportazioni della moda nel 2020 diminuiscono di 11,2 miliardi di euro, pari ad una caduta del -19,5%. La crisi del sistema moda si estende a fronte dei pesanti cali registrati dalle esportazioni della gioielleria e dell’occhialeria.

In questo quadro, il difficile tentativo di ‘rimbalzo’ verso dati pre-covid, si inizia invece a registrare qualche tensione sui prezzi delle materie prime anche nella filiera della moda. A maggio 2021 i prezzi internazionali del cotone segnano un aumento del +38,3% e quelli della lana del +27,5%.
Di fatto si sta tornando sui livelli di prezzo di dieci anni fa. Inoltre si osserva un elevata difficoltà di reperimento di personale: secondo gli ultimi dati di Unioncamere-Anpal relativi a giugno 2021, delle 8.960 entrate previste per operai specializzati e conduttori di impianti nel tessile-abbigliamento, il 44,6% è di difficile reperimento.