Tra aziende tedesche che chiudono e scarpe estive invendute, frena bruscamente l’export italiano

Già il 2019 non era stato un anno positivo per la scarpa italiana sul mercato tedesco, pur restando il primo sbocco per la produzione Made in Italy. Purtroppo, nel dopo-Covid la situazione si è ulteriormente aggravata a seguito della generale frenata dei consumi registrata in Germania che si è tradotta nel primo semestre 2020 in un pesante -17% per la scarpa italiana, sia per quantità, sia in valore.
La recente fiera Essenz di Monaco ha testimoniato la difficoltà del mercato tedesco., e le ultime crisi delle insegne retail testimoniano che anche la Germania è in difficoltà.
Negli ultimi mesi alcuni retailer sono andati in difficoltà. Gli ultimi casi riguardano CCC Germany, filiale del gruppo HR, che ha presentato in Tribunale domanda per l’apertura di una procedura di insolvenza in autonomia amministrativa (autogestione). L’azienda genera ricavi per circa 20 milioni di euro, dà lavoro a 470 persone impiegate nei suoi 65 negozi. Anche il Gruppo Dielmann ha avviato una procedura di scudo protettivo nel giugno 2020, annunciando che il 31 dicembre 2020 chiuderà 13 dei 48 negozi.

«Nei primi sette mesi dell’anno – ha commentato Stefan Genth, amministratore delegato di HDE-German Retail Federationi rivenditori di abbigliamento e calzature hanno perso quasi un terzo delle loro vendite rispetto al 2019».
Una percezione che viene confermata da Gabriele Accatino (Accatino): «Buona affluenza, ma acquisti limitati visto il contesto dominato dall’incertezza. Paura, insicurezza e tanto invenduto proveniente dall’estivo frenano gli acquisti». Gli fa eco Paolo Silenzi (Paul Silence): «Pochi buyer e con budget limitati. È il refrain di questo periodo. Bisogna mantenere i contatti con la clientela per traghettarla nella stagione invernale 2021-2022, che speriamo sia quella del rilancio».
Anche l’industria calzaturiera tedesca soffre questo clima: nel primo semestre 2020 il suo fatturato è sceso del -21% e l’export è calato del 13,8%.