Le vetrine dei negozi illuminano i centri abitati, sono presidio fondamentale della vita sociale

Fatturati azzerati a marzo e dimezzati nel 2020, se non peggio; saracinesche chiuse fino a data da destinarsi; totale incertezza sul futuro. Il settore moda è quello che, in termini numerici, sta pagando maggiormente il prezzo della profonda crisi da coronavirus.
Lo sottolinea il gruppo Federmoda di Confcommercio del Friuli Venezia Giulia. “La filiera è a rischio, molte imprese saranno costretta a chiudere», è il grido d’allarme lanciato dal Centro studi della Camera di commercio Pordenone-Udine su dati Infocamere, per un settore che conta in regione oltre 2.500 aziende al dettaglio di abbigliamento e calzature e quasi 6mila addetti, cui si aggiungono 700 imprese e oltre 2.700 addetti nel manifatturiero della filiera.
Sottolineano i rappresentanti di Federmoda Confcommercio che, dopo un inverno che già era stato difficile, l’emergenza sanitaria costringerà a casa i produttori, venditori e compratori non si sa fino a quando. “Parliamo tra l’altro di aziende che fanno ordini con un anticipo di 6-9 mesi e dunque ci ritroviamo i negozi pieni di merce che non riusciremo a vendere perché, al momento della riapertura, sarà già fuori stagione. Il peso dell’invenduto andrà ripartito sull’intera filiera, ma sarà comunque un autentico bagno di sangue”.

Federmoda Confcommercio
Friuli Venezia Giulia

Premesso che la salute di imprenditori, collaboratori e cittadini viene prima di tutto, non c’è rischio sanitario aggiuntivo in un negozio di abbigliamento o di scarpe rispetto a un supermercato. Non siamo e non saremo luoghi di aggregazione di massa. Siamo pronto a contingentare gli ingressi, a garantire che in negozio si possa entrare solo con guanti e mascherine, a far rispettare la distanza interpersonale.
Ma dimenticarsi di noi sarebbe il peggior modo di avviare la necessaria ripartenza dell’economia. Non ce la faranno tutti, purtroppo. Ma i nostri negozi illuminano i centri abitati: perderli significherebbe far venire meno presidi di vita non solo economica, ma anche sociale.