Continua la crescita dell’export per la calzatura italiana: nel 2018 le vendite all’estero hanno superato i 9,85 miliardi di euro, con un incremento complessivo del +3,6%, nonostante la flessione del -3% della componentistica. Ma se il valore delle esportazioni è aumentato, secondo i dati del Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici, il volume ha registrato un calo del -3,5% su base annua e la componentistica del -7,7% sul peso.
Le elaborazioni di Confindustria Moda evidenziano i risultati positivi registrati in Lombardia, trascinata da Milano, dove l’incremento è stato del +12,8%. Le prime posizioni nella classifica dell’export per regione sono invariate: il Veneto è primo, con oltre un quarto del fatturato estero. A seguire Toscana (21,5%), Lombardia (16,7%) e Marche (13,9%). Quest’ultima regione è tra quelle che hanno registrato valori in rosso al 2017: Campania (-12,8%), Marche (-4,1%) ed Emilia Romagna (-2,1%).

Dal Veneto parte per il mondo un quarto di tutto l’export calzaturiero Made in Italy

Ai mercati dell’Unione europea sono dirette due calzature su tre esportate dai calzaturifici nazionali. Tra le prime otto regioni, sei hanno come principale cliente un paese dell’Unione Europea: quattro la Francia (Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Campania) e due la Germania (le Marche – che fino al 2014 avevano come mercato principale la Russia, ora terza – e il Piemonte). Solo Lombardia (Usa) e Toscana (Svizzera) hanno quale prima destinazione un mercato extra-Ue con una crescita attorno al +30%.
Ha superato i 640 milioni di euro, in aumento di quasi il +6%, l’export 2018 di calzature e parti verso il Regno Unito, il quinto mercato per importanza per i calzaturieri italiani sul quale perògravano le ombre future della Brexit. Altro caso particolare è quello della Russia: dopo un 2017 in cui aveva invertito la rotta con segnali positivi, nel 2018 l’export verso quel Paese ha registrato una nuova battuta d’arresto in quasi tutte le regioni, con una flessione media nazionale del -11%.