Zero saloni per quest’anno: la pandemia ha reso difficili gli spostamenti degli operatori esteri

Saloni fisici di Pitti (Uomo, Bimbo, Filati, Fragranze, Super): oltre alle consuete date di giugno, anche l’appuntamento autunnale, fissato per settembre e ogni altra fiera (sempre con migliaia di presenza degli operatori di settore), tutto viene rinviato a dopo il gennaio 2021.
Sulla base delle informazioni fornite dall’amministratore delegato Raffaello Napoleone e dal direttore generale Agostino Poletto, il Cda ha infatti preso atto dell’insufficiente numero di conferme di partecipazione e dello stato di perdurante difficoltà delle aziende, deliberando il rinvio delle fiere fisiche al gennaio 2021. Il Cda ha anche dato mandato di concentrare per questa estate tutte le energie sulla versione interamente digitale dei saloni stessi, aperta a tutti gli espositori, forti del lavoro e degli investimenti effettuati per il varo della piattaforma “Pitti Connect”, nonché del consenso e dell’interesse che essa sta registrando tra gli operatori.
Non comunque escluso, tutt’altro anzi, che Pitti si impegni tra luglio a settembre anche alla costruzione di progetti e eventi autonomi, coerenti con le usuali strategie, che riescano a dare un concerto contributo alla ripartenza della città e del comparto moda.


Claudio Marenzi
presidente
Pitti Immagine

È una decisione dolorosa ma inevitabile dettata dalle condizioni di difficoltà operativa ed economica in cui versano le aziende manifatturiere e di distribuzione, come negozi e department stores, nonché dalle incertezze sulle modalità di spostamento da una nazione all’altra, comprese le disposizioni sulle quarantene che condizionano pesantemente i piani dei compratori internazionali.
La prolungata assenza di certezze su sostegni economici governativi ed europei a fondo perduto per la partecipazione a fiere ha inciso molto sulle decisioni degli espositori. La recentissima approvazione del decreto sulla 394/81 è finalmente un buon segnale, anche se lo sarà soprattutto a partire dal prossimo autunno.
Al dispiacere per ciò che questa situazione significa per il sistema industriale della moda, si aggiunge il rammarico di non poter contribuire con la capacità attrattiva dei saloni, già in estate, alla ripartenza di Firenze, che nel frattempo fra tante difficoltà sta reagendo con forza e solidarietà per costruire le basi di una sicura ripartenza.