Ha superato l’incredibile quota di 40.000 tonnellate la raccolta degli indumenti usati lanciata a livello globale in tutti i negozi H&M. È la prima iniziativa mondiale di questo genere ed è partita nel 2013. I clienti possono portare, in qualsiasi giorno dell’anno e in qualsiasi negozio, i capi e i tessuti che non usano più, di qualsiasi marca e in qualsiasi condizione. L’obiettivo è aumentare ogni anno la quantità di indumenti raccolti, in maniera tale da raggiungere un totale di 25.000 tonnellate ogni anno fino al 2020. Il video che pubblicizza la campagna di H&M ‘Bring it – Portali da noi’ recita: “Le calze bucate, la t-shirt macchiata, gli slip scoloriti…. Portali da noi”.

Tutto può essere riciclato, oppure rimodellato e (forse) rivenduto

Il recupero di indumenti vecchi o comunque inutilizzati è finalizzato al riciclo facendone tessuti nuovi, imbottiture e altro ancora. Basti pensare che nel 2014 H&M ha introdotto la sua prima collezione ‘Close the Loop’ realizzata con fibre tessili riciclate e anche quest’anno ha creato una nuova mini collezione composta da due capi, realizzati interamente in denim usato, venduta in esclusiva online. Il video della campagna 2016 racconta il viaggio che fanno i capi dopo essere stati consegnati in negozio e, attraverso delle storie, illustra come la durata di un indumento possa essere prolungata per rendere il suo ciclo di vita il più lungo possibile.

I capi raccolti sono suddivisi in oltre 350 diverse categorie

Nulla viene sprecato e durante il processo non sarà gettato via nulla. Anche il metallo di bottoni e cerniere sarà riciclato mentre i vestiti prenderanno strade diverse. Se ancora indossabili verranno venduti come abiti di seconda mano, mentre se non più indossabilli:

  • saranno riconvertiti secondo la filosofia dell’upcycling o come panni per pulire;
  • verranno macinati e usati per imbottiture e pannelli isolanti per la casa o per le automobili;
  • verranno trasformati in nuove fibre tessili e filati in nuove matasse;
  • anche la polvere raccolta sarà pressata in cubi e inviata all’industria della carta per realizzare cartoni.Alla fine dell’intero ciclo, il residuo non più utilizzabile sarà inviato ai termovalorizzatori e trasformato in energia.