Ritirare immediatamente dall’intero mercato comunitario i “miracolosi” wine kit prodotti in Canada e in Svezia che promettono di ottenere in pochi giorni vini dalle etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Lambrusco o Montepulciano. Dopo il fermo pronunciamento in questo senso della Commissione Europea, la Coldiretti ha stimato che nei diversi Paesi dell’Unione Europea almeno venti milioni di bottiglie di pseudo vino vengano ottenute attraverso questi truffaldini wine kit. In Svezia, a Lindome, vicino a Goteborg, – riferisce la Coldiretti – è stata scoperta una fabbrica che produce e distribuisce in tutto il continente e del tutto indisturbata oltre 140mila wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie. I wine kit della società Vinland vengono venduti con i marchi Cantina e Doc’s che fanno esplicito riferimento alla produzione italiana, ma anche ad un marchio di qualità tutelato dall’Unione Europea, e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa vini come Valpolicella, Lambrusco, Sangiovese o Primitivo, per i quali vengono addirittura fornite le etichette da apporre sulle bottiglie.

Vino in polvere: sollecitato l’intervento UE

Sulla questione del vino in polvere è intervenuto con fermezza il presidente della Coldiretti, Sergio Marini: «Il vino si fa con l’uva prodotta in vigna, trasformata nella cantina e va invecchiato secondo precise regole. Abbiamo per questo chiesto alle autorità nazionali di intervenire immediatamente anche attraverso l’Unione Europea per fermare uno scempio intollerabile che mette con l’inganno a rischio l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio».
Il Commissario Europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, in risposta ad una interrogazione parlamentare, ha affermato che «la Commissione è stata informata delle pratiche commerciali a cui si fa riferimento nell’interrogazione e, durante l’ultima riunione del Comitato di gestione dell’OCM unica, ha provveduto a informare le delegazioni degli Stati membri che tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea. La Commissione ha precisato che i prodotti in questione non possono essere commercializzati utilizzando una denominazione di origine protetta (DOP) o un’indicazione geografica protetta (IGP), nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome. Gli Stati membri devono adottare tutti i provvedimenti necessari a prevenire l’uso illecito del nome di una DOP o di un’IGP ritirando dal mercato tali prodotti».