Un algoritmo confronta alcuni dati di base con precedenti recensioni e ne scrive di ‘verosimili’

L‘Intelligenza Artificiale non potrà mai sostituire la sensibilità dell’uomo e la percezione evocativa che solo un esperto può esprimere bevendo un bicchiere di vino. Però… Gli ingegneri del Dartmouth College, negli Stati Uniti, hanno creato uno specifico algoritmo può fornire ai professionisti un canovaccio di partenza su cui imbastire le loro recensioni.
In sostanza i programmatori hanno inserito nel computer 125mila recensioni del magazine “Wine Enthusiast”, caratterizzate da un formato chiaro e conciso: testi che si prestano particolarmente bene agli esperimenti con l’IA, perché sfruttano un vocabolario specifico e ristretto, con parole ricorrenti come “secco”, “fruttato”, “acidità”.
All’algoritmo sono poi state fornite le informazioni di base su alcuni vini: produttore, tipologia, prezzo: a partire da questi parametri, l’intelligenza artificiale ha scandagliato il database di opinioni reali alla ricerca delle affinità e ha elaborato le sue recensioni.
Un gruppo di persone ha quindi letto i testi, uno scritto da un essere umano e uno dal programma, relativi a trecento vini, e in gran parte dei casi non sono stati in grado di distinguere quelli autentici da quelli partoriti dall’IA. Il computer sentenzia: “Questo è un Cabernet di carattere. È molto secco e con leggere note fruttate di more, il che ne accentua l’acidità e i tannini. Pronto da bere subito“.

Naturalmente, i sommelier non hanno nulla di cui preoccuparsi: la competenza, l’esperienza e la sensibilità di un esperto restano insostituibili. Ma potranno sfruttare come uno strumento di supporto al loro lavoro i testi ‘verosimili’ redatti dall’IA. E questi potranno comunque essere utili ai ristoratori per compilare una carta dei vini o ai negozi online per le descrizioni dei prodotti in vendita.
Con una precisazione etica: i testi generati dall’algoritmo dovrebbero essere sempre segnalati come tali e non confusi con giudizi professionali di un essere umano.