Il presidente del Consorzio Tutela Prosecco Doc, Stefano Zanette, non intende scatenare una guerra Italia e Croazia sul vino Prosecco, ma chiede che siano rispettate le regole Ue. «Come produttori di Prosecco del Fvg e del Veneto – ha precisato Zanette – abbiamo creato la Doc riconosciuta dalla Comunità Europea. E’ una denominazione geografica e quindi ha la più ampia tutela dalle normative comunitarie che indicano tra l’altro l’impossibilità di due denominazioni che richiamino similitudine l’una con l’altra. In questo caso avviene che la Croazia con il suo Proshek è un produttore di un vino che ha una sua specificità che noi non neghiamo assolutamente in quanto è pure quella una realtà storica, anche se il vino che viene prodotto ha caratteristiche completamente diverse dal nostro. Ma noi del Consorzio abbiamo due compiti fondamentali: la produzione e la tutela di questo vino, mentre sulla questione del ‘nome’ non è il Consorzio che si deve intervenire, ma la Comunità europea che deve far applicare le norme».

Tutela del Prosecco: 330 milioni di doc contro 15 mila bottiglie
Prosegue il presidente del Consorzio Tutela Prosecco Doc: «Non c’entra se il Proshek croato sia o meno un vino diverso dal Prosecco italiano, non c’entra se loro ne producono 15 mila bottiglie, mentre noi 260 milioni più i 70 milioni prodotti dalla Docg, ma è invece da evitare l’assonanza dei due nomi che all’interno della Ue non possono coesistere. Se ciò avvenisse – aggiunge Zanette – si creerebbe una falla nella tutela della nostra, ma anche di altre denominazioni europee, fatte per garantire al massimo il consumatore. In pratica si potrebbe creare quello che è successo con il Tocai prodotto in Italia e Francia, tra l’altro di qualità di gran lunga superiore a quello prodotto in altre parti d’Europa, con una decisione che ci fu avversa».
«Noi – conclude Zanette – abbiamo già avuto dei contatti informali con produttori croati e la loro idea è quella di andare a richiedere una nuova denominazione legata alla Dalmazia – il Dalmazia Proshek – e nel momento in cui l’Ue dovesse prendere in considerazione questa richiesta ci faremmo sentire».