Dal prossimo anno sparisce l’obbligo di analisi di laboratorio sul prodotto proveniente dalla UE

Il Regno Unito ha deciso di semplificare gli oneri burocratici relativi all’importazione di vini, che in totale ammonta a oltre 4 miliardi di euro l’anno, di cui circa la metà in arrivo dagli Stati membri della Ue.
Con la decisione del governo britannico, spiega Confagricoltura, a partire dal 2022 viene in particolare soppresso l’obbligo di presentazione del certificato VI-1 per i prodotti in arrivo dai Paesi terzi: si tratta di una misura assai importante in quanto, sulla base della normativa in vigore, il rilascio del certificato richiede attualmente lo svolgimento di complesse e onerose analisi di laboratorio.Secondo i dati diffusi dal Governo di Londra, gli oneri amministrativi determinano oggi un costo di circa 140 milioni di euro l’anno che si scarica su quello finale dei prodotti in arrivo dall’estero.
Con un fatturato annuale nell’ordine di 800 milioni di euro, il Regno Unito è il terzo mercato di sbocco per i vini Made in Italy: oltre il 12% sul totale delle esportazioni. I consumatori britannici, in dettaglio, acquistano 2,6 milioni di ettolitri di vini italiani: secondo i dati diffusi dall’Unione Europea sul commercio nei primi quattro mesi del 2021, anche a fronte di una diminuzione del -6% delle importazioni agroalimentari britanniche dalla UE, il vino resta un prodotto molto richiesto con un incremento in valore assoluto di 140 milioni.

Massimiliano Giansanti
presidente
Confagricoltura

Con la semplificazione burocratica, saranno avvantaggiati in modo diretto sia i consumatori, sia gli operatori britannici. Inoltre, si faciliterà anche l’attività delle nostre imprese che esportano sul mercato britannico e la possibile riduzione del prezzo finale potrà far salire ulteriormente il consumo dei vini italiani oltremanica. Siamo tra i primi Paesi fornitori e merita segnalare che l’export di vini della Ue sembra resistere anche alle conseguenze della Brexit.