Scongiurata per ora l’applicazione dei dazi Usa, la produzione cresce per valore e per quantità .

Sembra essersi dissolto il fantasma dei dazi anche per il vino verso gli Usa: la guerra commerciale avviata dal Presidente Trump contro l’Europa colpirà pesantemente una fetta molto importante, per circa mezzo miliardo, dell’agroalimentare Made in Italy. Oltreoceano cresceranno i prezzi dei liquori e dei formaggi nostrani, ma non quelli del vino ed è una notizia particolarmente importante visti i numeri del fatturato del vino italiano all’estero.
Nei primi sei mesi del 2019 l’export di vino made in Italy nel mondo ha toccato i 3 miliardi di euro in valore, mettendo a segno un +3,1% rispetto al primo semestre 2018, che si era fermato a 2,9 miliardi. In questo quadro il mercato statunitense è il secondo per valore dietro la Germanie: ebbene, secondo i dati Istat, rielaborati dall’Osservatorio Qualivita Wine, le vendite estere hanno registrato aumenti sui mercati Usa e Germania, rispettivamente +1,9% e +3,7%.
Una contrazione si è invece registrata su altri mercati storici

come Regno Unito (-1,9%) e Svizzera (-0,8%). Bene anche in Francia (+9,3%), Paesi Bassi (+14,2%) e Giappone (+15%), quest’ultimo propiziato dai recenti accordi di libero scambio con l’Europa. Positivo seppure con percentuali minori il mercato cinese (+4,9%), mentre ottime performance il vino italiano le registra in Russia (+14,7%), Polonia (+20,7%) e Corea del Sud (+14,6%). Sul fronte delle quantità commercializzate, il trend è positivo per un largo +8,8%, con quantità in crescita in Europa e Asia e una leggera flessione sui mercati americani. A tirare la volata dell’export made in Italy sono, fra le regioni, Veneto (+3,6%), Piemonte (+4,9%), Toscana (+4,3%) e Trentino Alto Adige (+2,4%), che insieme sommate raggiungono quota quasi 2,3 miliardi di euro di export, pari al 76% del totale di valore dell’export italiano nel primo semestre dell’anno.