Marco Simonit, con il socio Pierpaolo Sirch, ha creato i ‘Preparatori d’uva’, unico gruppo in Europa specializzato e accreditato nel settore della formazione del personale addetto alla potatura manuale dei vigneti. E proprio una annata di vendemmia difficile come è il 2014 per le note problematiche meteorologiche ha dato ragione al Metodo Simonit&Sirch: le viti potate secondo questo metodo hanno dato uve più sane, omogenee, di migliore qualità, più facili da raccogliere.
Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, friulani, hanno ripreso e innovato delle tecniche di potatura in uso in passato e abbandonate o dimenticate dalla moderna viticoltura. Anche loro, come Poussart fece alla fine del 1800, hanno ripreso l’analisi dei fusti delle viti di oggi e hanno concluso che le ferite di potatura sono responsabili dell’integrità del sistema vascolare delle piante che, se viene compromesso, porta alla loro morte. «Perciò abbiamo messo a punto – dice Marco Simonit – un metodo di potatura ramificata, che riduce l’impatto devastante che hanno i tagli sul sistema linfatico della pianta a causa del disseccamento interno che provocano. Il nostro Metodo può essere adattato a tutte le forme di allevamento della vite, perché le regole di un taglio corretto sono indipendenti dal sistema di allevamento».

Per viti più sane: assecondare lo sviluppo della ramificazione
Il Metodo Simonit&Sirch rivoluziona radicalmente il concetto di spazio che la vite deve avere a disposizione per crescere, dato che le permette di svilupparsi non solo verticalmente, in altezza, ma anche orizzontalmente, sfruttando anche lo spazio orizzontale fra una pianta e l’altra. Si fonda su 4 regole base che possono essere applicate universalmente: permettere alla pianta di crescere con l’età, di occupare spazio col fusto e con i rami; garantire la continuità del flusso linfatico; eseguire tagli di piccole dimensioni sul legno giovane, poco invasivi; utilizzare la cosiddetta tecnica ‘del legno di rispetto’ per allontanare il disseccamento dal flusso principale della linfa.
«Dalla nostra esperienza – sottolinea Simonit – abbiamo imparato che seguire e assecondare, attraverso la potatura, la naturale attitudine della vite alla ramificazione, è la chiave per assicurare una vita lunga e sana alle piante. Ci siamo messi dalla parte della pianta e abbiamo approfondito i meccanismi di difesa naturali che si attivano dopo un taglio o una ferita. Siamo ora in grado di aggiornare continuamente il nostro metodo di potatura adattandolo ai diversi vitigni, alle diverse zone climatiche lavorando in viticolture anche molto lontane tra loro: le conseguenze della potatura per la vite sono tuttavia sempre le medesime».