Coldiretti e Unione italiana vini (Uiv) temono che gli Usa attuino nuove ritorsioni commerciali .

Che cosa ha a che fare la Web Tax con l’esportazione dei vini italiani negli Usa? Il ragionamento è complesso ma molto pericoloso.
Primo passo: nel testo della Legge di Bilancio 2020 il Governo Conte ha scritto di prevedere un maggior introito dalla Web Tax, la tassazione che verrebbe imposta ai colossi operanti su internet, da Google ad Amazon e Facebook, tutti rigorosamente statunitensi.
Secondo passo: ad agosto giunge a scadenza il ‘Docket Ustr-2019-0003’ relativo al contenzioso Boeing-Airbus che aveva portato gli Usa, per ritorsione contro l’Ue, alla lista di prodotti italiani sui quali era stata applicata una maggiorazione dei dazi del 25% medio.
Terzo passo: l’apertura di nuove indagini degli Stati Uniti sulla Web Tax da parte dell’Ufficio del Rappresentante al Commercio degli Stati Uniti potrebbe portare ad una nuova ritorsione del Governo Trump contro il nostro Paese innalzando la tassazione sui nostri vini.
È questa la preoccupazione sollevata da Coldiretti e dall’Unione italiana vini (Uiv) che, con l’obiettivo di scongiurare una nuova guerra commerciale che potrebbe diventare devastante per il vino Made in Italy, hanno attivato un canale di comunicazione diretto con il Governo e con l’Ambasciata d’Italia a Washington.

Paolo Castelletti
segretario general
Unione italiana vini (Uiv)

Siamo molto preoccupati dall’apertura negli Usa della nuova indagine sulle tasse sui servizi digitali Web Tax perché rischia di colpire i nostri vini, come successo con gli Champagne nell’analoga vicenda subita dalla Francia.
Il vino non può pagare il prezzo di dispute estranee al settore tanto più in questa fase così delicata dei mercati, in cui dobbiamo ricostruire in tempi rapidi quel posizionamento internazionale che la vicenda Covid ha indebolito.
Siamo in contatto con il nostro Governo e l’Ambasciata d’Italia a Washington per avere maggiori informazioni sullo stato dell’arte di queste nuove iniziative che potrebbero creare nuovi ostacoli al commercio dei nostri prodotti negli Stati Uniti.