Coldiretti stima ammonti ad almeno 3 miliardi il valore sul mercato mondiale dei vini italiani che rischiano di dover rinunciare al loro nome tradizionale. Dell’argomento abbiamo già avuto modo di parlare (vedi quanto pubblicato il 22 novembre scorso): nel rivedere le norme comunitarie sulla etichettatura dei vini, la Commissione Europea sarebbe orientata a consentire l’uso di denominazioni senza un riferimento geografico, ma con solo il nome del vitigno.

Sparirebbero insomma quelle differenziazioni che sono espressione del territorio di produzione di vitigni genericamente analoghi ed il Lambrusco potrebbe provenire da qualunque altra regione europea, cancellando il forte legame che storia e tradizione hanno costruito nei territori originari. “Il risultato – denuncia Coldiretti – sarebbe una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani”. Ed il problema è proprio quello dei mercati internazionali dove il Made in Italy enologico è rappresentato da 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia. «Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea – sottolinea Roberto Moncalvo, Presidente della Coldiretti e vicepresidente degli agricoltori europei del Copa – dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali, chiave del successo nel settore del vino».