Il mondo del vino si coniuga con quello dei mastri birrai e nasce “Iga”, acronimo di Italian Grape Ale: una birra ibrida e longeva, fermentata con mosto delle uve di territorio e lasciata riposare un paio d’anni. Una doppia fermentazione che sta interessando molto i grandi chef chiamati a proporre questa novità nell’abbinamento ai propri piatti di alta cucina, servendola ai canonici dieci gradi della giusta temperatura e con tutti i crismi della grande tradizione birraia.
Spiega Leonardo Di Vincenzo, fondatore e Ad di “Birra del Borgo”: «Negli Usa c’è stata la rinascita delle ‘cascade’, produzioni ad alto potere aromatico di micro-brewery. Un successo simile si è registrato in Australia e Nuova Zelanda. Ora è il momento dell’Italia». Fino a tre anni fa le Iga erano prodotte da appena tre microbirrifici, ma adesso ci sono almeno tre produttori nel Lazio ed altri in Sardegna, Piemonte, Trentino, Toscana, Campania e Puglia. Inevitabile che a questo punto anche per la birra venissero indicati significativi valori salutistici: «Ricercatori del Crea e l’università di Viterbo – conferma Fabio Gentile, responsabile marketing di Birra del Borgo – ci ha chiesto di produrre questa birra a basso tenore alcolico (3,1) che, grazie all’utilizzo di grano saraceno tartarico maltato, ha un potenziale antiossidante superiore a qualunque altra birra ed è gluten free. Gli atleti della squadra di rugby che l’hanno bevuta per un test hanno visto ridurre il loro colesterolo».