C’è un’Italia del vino che fa realmente sistema ed è in Cina, dove è si è svolta la sesta edizione di Vinitaly China Chengdu. Ad organizzarla, Veronafiere con il supporto del Consolato italiano di Chongqing e dell’Agenzia Ice di Pechino, in occasione dell’International Wine and Spirit Show di Chengdu, storica fiera semestrale sul settore vitivinicolo. Una occasione per spingere ancora più in alto il vino italiano: il 2018 in Cina si è chiuso con un valore delle vendite a 142,3 milioni di euro e l’Italia è il quinto Paese fornitore, con una crescita del prezzo medio del +3,1%.
«Vinitaly – commenta il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovaniè il brand forte del vino italiano in Cina, un marchio riconosciuto su cui stiamo costruendo un modello tutto italiano di promozione in Asia. Il vino del Balpaese ha bisogno di incrementare la propria posizione in un mercato della domanda cresciuto del +106% negli ultimi 5 anni, esattamente 89 volte più di quello tedesco».

Vinitaly pensa ad una presenza permanente per la promozione del vino italiano in Cina

Le importazioni complessive di vino in Cina sono cresciute in modo esponenziale nell’ultimo decennio e oggi valgono 2,4 miliardi di euro, in rimonta rispetto a piazze storiche mondiali come la Germania (a quota 2,6 miliardi). Le etichette italiane nel paese del Dragone (al quinto posto per export totale) riescono a spuntare un prezzo al litro molto interessante che si traduce in quasi 4 euro contro gli 1,8 euro ottenuti dalle produzioni tricolori in terra tedesca.
«La piazza asiatica e in particolare quella cinese – conclude Mantovani – è sempre più strategica in ottica futura per il nostro prodotto enologico. Vinitaly è presente su questo mercato da 20 anni e ora stiamo ponendo anche le basi per costituire una piattaforma stabile di promozione fieristica per il vino italiano, con strutture dedicate ed eventi specializzati».