La spada di Damocle dei dazi rischia ora di abbattersi sull’aumento record del 42 per cento nel primo bimestre delle esportazioni di vino italiano in Cina. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della decisione della Commissione Ue di imporre dazi provvisori sui pannelli solari cinesi annunciata dal commissario Ue al commercio Karel De Gucht: fino al 6 agosto i dazi resteranno all’attuale 11,8%, ma a partire da quella data schizzeranno 47,6%.
La minaccia di ritorsione annunciata nei confronti della decisione dell’Unione europea da parte delle autorità cinesi non si è fatta attendere con l’ipotesi di avviare un’indagine su possibili sussidi illegali e dumping del vino esportato dall’Ue alla Cina. È da sottolineare che i produttori di vino cinesi, attraverso la Chinese Alcoholic Drinks Association, lamentano che i vini europei arrivino in Cina a prezzi molto bassi in forza dei sussidi concessi dalla Ue ai produttiri continentali. Dal canto suo la Commissione europea ha immediatamente replicato attraverso il portavoce dell’Esecutivo Ue per l’agricoltura Roger Waite che “il vino europeo non è venduto in condizioni di dumping in Cina”.
L’intera questione è legata alle nuove condizioni che si stanno manifestando in Cina: spiega la Coldiretti che l’anno scorso in quell’immenso Paese si è registrato il più elevato tasso di aumento del pianeta nei consumi che hanno raggiunto i 18 milioni di ettolitri, quinto posto al mondo tra i maggiori paesi bevitori.

Il vino in Cina: crescono consumi e prodotto interno

Il boom del vino in Cina è il frutto dell’aumento delle importazioni dell’8 per cento per un valore di 3,4 milioni di ettolitri nel 2012, ma soprattutto della produzione interna che quel Governo intende ora tutelare nei confronti del vino di provenienza europea, che ancora rappresenta il 58,7% del totale delle importazioni nei primi due mesi del 2013, secondo il China Security Journal.
L’indagine antidumping, afferma la Coldiretti, sarà in ogni caso un duro colpo per la produzione vitivinicola europea che è costretta a fare i conti con consumi che sono cresciuti leggermente solo in Francia, sono stabili in Germania, Portogallo e Grecia mentre calano, oltre che in Italia, anche in Spagna di ben 60 milioni di litri in un anno. Gli italiani – rileva la Coldiretti – dicono addio ad un bicchiere di vino su quattro con il crollo record del 22 per cento in dieci anni dei consumi nazionali che sono scesi a minimo storico dall’Unità d’Italia ad appena 22,6 milioni di ettolitri, rispetto ai 29 milioni di ettolitri bevuti negli Stati Uniti e ai 30,3 milioni di ettolitri della Francia che detiene il primato mondiale.
E la situazione – continua la Coldiretti – peggiorerà dal primo luglio, quando, se non interverranno modifiche, l’Imposta di valore aggiunto passerà dal 21 al 22 per cento. A salvare il bilancio del settore – conclude la Coldiretti – sono le esportazioni, con l’Italia che detiene il primato a livello mondiale e ha fatto segnare un aumento del 15 per cento nel primo bimestre del 2013 dopo aver fatto registrare il record di 4,7 miliardi nel 2012.