In Italia si coltivano vigneti nelle zone montane, mentre in pianura la maturazione è più veloce

Dal 1988 in poi, stando alle statistiche risultate da uno studio del European Geosciences Union journal Climate of the Past, l’aumento delle temperature massime, ma anche di quelle medie, si avvicina sempre più pericolosamente a un livello tale che alcuni vini non saranno più quelli che conosciamo. La differenza principale notata dagli studiosi è quella del periodo di maturazione delle uve, una fase cruciale per la produzione vitivinicola: oggi in Borgogna molte delle uve più pregiate maturano due settimane prima rispetto a quanto accadeva durante gli scorsi secoli.
L’innalzamento delle temperature ha un impatto che ancora, troppo spesso, sottovalutiamo. Steve Charters, esperto di vini che insegna alla School of Business proprio in Borgogna, ha riferito al magazine americano Quartz che a volte “quando il vino subisce temperature che raggiungono i trenta gradi centigradi per lunghi periodi, questo interrompe la maturazione”. Di conseguenza questa ne risulta ritardata. Più in generale, ci sono molti altri effetti di deterioramento, dovuti al riscaldamento globale, che impattano direttamente sulle uve e sul vino.
Ci sono anche occasioni in cui la temperatura migliora la maturazione o la qualità dell’uva, ma nel complesso lo stravolgimento, che comprende mancanza di piogge e un’eccessiva instabilità del meteo, danneggia la produzione.

Una pagina
di storia

Era il 1540 quando in Borgogna, la regione francese famosa in tutto il mondo per i suoi vini, fece un caldo record. Le testimonianze storiche che sono arrivate fino a noi parlano di uno stravolgimento della produzione vinicola e ci dicono di persone che “diventavano ubriache con troppa facilità”. Il vino non era più lo stesso: il gusto cambiò, ma anche la densità, le quantità prodotte, gli odori e il grado zuccherino.
Sono passati più di 400 anni da quel periodo, e ora quelle temperature sono la norma in Borgogna: ascoltando un critico culinario famoso qual è Hugh Johnson, che ha potuto assaggiare il prodotto di viti simili a quelle usate nei secoli scorsi, allora il sapore del vino non era solo diverso, era “straordinario”.