Non c’è compatibilità tra i tempi della natura e quelli della Borsa: lo spiega Fabrizio Viola, AD di Banca Mps, secondo il quale l’ingresso in Borsa non può essere un punto di arrivo per le aziende del vino. «Uno dei mali della Borsa – dice Viola in una intervista a WineNews – è un approccio troppo sul breve termine, anche nella gestione dell’azienda, e questa è una cosa che non si può coniugare con un’attività industriale nel campo agricolo».
Dettio che le aziende del vino che superano i 100 milioni di euro di fatturato in Italia sono poco più di una quindicina, l’ad di Mp prosegue: «Credo che la borsa debba essere vista come uno strumento per crescere ed aumentare la patrimonializzazione, ma non è l’unico. Ci sono anche altre formule per trovare risorse finanziare, dagli investitori istituzionali al private equity, dove magari è più facile far capire ad investitori le potenzialità di un azienda, e creare rapporti più fluidi e meno complicati. Perché la quotazione in borsa è, oggettivamente, un qualcosa che genera complessità che spesso un imprenditore agricolo non è disposto a gestire. L’Italia, prima ancora di cercare sbocchi industriali innovativi, deve valorizzare quello che ha in casa e che nessuno le può portare via, che è l’agricoltura, i territori e il turismo».
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