Cancellato il ProWien di Dusseldorf, Vinitaly slitta a giugno, a luglio gli appuntamenti in Asia

L’emergenza legata all’epidemia del virus Covid-19 e le misure che i Governi di tutt’Europa sono stati costretti ad assumere per evitarne la diffusione, stanno cancellando molti appuntamenti che cadenzavano il nostro calendario. Dalle partite di calcio della Serie A al Salone dell’auto di Ginevra, ed anche il vino non può non piegarsi a questa esigenza a tutela della salute pubblica.
Così è quindi per il ProWein, la più grande fiera dedicata al business enoico del mondo, che doveva tenersi dal 15 al 17 marzo a Dusseldorf e che appena una settimana prima è stato cancellato dalle autorità dopo che alcuni casi di infezione sono stati individuati non molto lontano dalla città ospitante. Qualche giorno prima era giunta anche la conferma che Vinitaly 2020 veniva rimandato di 2 mesi: Veronafiere ha comunicato che la più importante manifestazione italiana del settore, che avrebbe dovuto tenersi tra il 19 e il 22 aprile, slitta al mese di giugno , dal 14 al 17 giugno.
A stretto giro di posta arrivava anche lo slittamento della fondamentale manifestazione con la quale Vinitaly esporta in Estremo Oriente la qualità dell’enologia nazionale: il Vinexpo di Hong Kong è ufficialmente fissato non più a maggio, ma nel mese di luglio, dall’8 al 10. Analoga scelta anche per la ProWine Asia di Singapore anch’essa rimandata a luglio, dal 13 al 16.

Gli effetti sul mondo del vino, però, sono solo una parte dei danni che la situazione attuale genererà sull’economia agricola ed agroalimentare ed il Consiglio dei Ministri ha emanato un decreto legge con le “prime urgenti misure a sostegno delle imprese del settore agroalimentare e per contrastare ogni forma di concorrenza sleale”. Oltre a misure per garantire la liquidità alle imprese agricole per estinguere i debiti bancari attraverso mutui a tasso zero, il provvedimento prevede infatti norme di tutela del Made in Italy agroalimentare nel mondo con l’introduzione di sanzioni contro pratiche commerciali sleali che colpiscano le nostre imprese e i nostri prodotti, danneggiandone la reputazione. Il rischio che le difficoltà italiane sui mercati esteri vengano sfruttate per sostituire i prodotti Made in Italy con altri di dubbia qualità è assolutamente concreto.