«L’unico Prosecco che possa essere servito è quello da una bottiglia che abbia l’apposita fascetta stampata dalla Zecca dello Stato»: Stefano Zanette, dal 2012 presidente del Consorzio di tutela della Doc Prosecco, ripete un argomento che appare scontato. Eppure capita, anche in bar e ristoranti del Veneto e persino nel Trevigiano, di ordinare un Prosecco e vedersi servire un falso.
«Sono atti di vera illegalità – sottolinea il presidente Zanette – e come tali vanno perseguiti. Gli esercenti, soprattutto quelli operanti nella regione produttiva del Prosecco, dovrebbero essere i primi ambasciatori, invece troppo spesso fanno il gioco contrario agli interessi del proprio territorio. Quelli che sgarrano, danneggiano anche i tanti, virtuosi colleghi che rispettano le regole. Non possiamo dissipare un patrimonio costruito con fatica dalle oltre 20 mila famiglie di agricoltori veneti e friulani che hanno lavorato decenni per portarlo al successo di oggi. Ora che il Prosecco sta vivendo una delle sue più belle stagioni, ed è diventato un driver importante per l’economia dell’intero Paese, dobbiamo sostenerlo e difenderlo dagli attacchi di coloro che lo vivono come una realtà ingombrante. Mi riferisco soprattutto ai competitor internazionali e al mercato della contraffazione».
«La repressione frodi collabora e continuerà a collaborare con il Consorzio Prosecco Doc, supportandolo – dichiara Gianluca Fregolent responsabile dell’ICQRF del NordEst – affinché anche nella fase del commercio il prodotto rispetti il disciplinare di produzione. L’ICQRF interverrà intensificando i controlli».