Mario Sanges è l’archeologo che, durante gli scavi al complesso nuragico di Bau Nuraxi a Telavè, nella provincia dell’Ogliastra in Sardegna,  ha portato alla luce alcune anfore contenenti tracce di vino che gli esami gascromatografici eseguiti dall’Università di Groningen in Olanda hanno datato a mille avanti Cristo. Sanges ha documentato il ruolo di Triei nel commercio del vino fino ai primi decenni del 1600, quando i registri del Vaticano registrano l’acquisto di un vino bianco amabile da Talavè, villaggio di Triei.

Gli studiosi intervenuti al convegno che ha aperto la manifestazione Primavera in Ogliastra hanno dimostrato che il rosso della cantina di Talavè è segnato dal gusto inconfondibile del muristellu, l’antico vitigno a cui risalgono le antiche tracce rinvenute negli scavi del complesso nuragico. Ed è prorprio da questa storia, protratta avanti per millenni dai viticoltori locali, che nasce la Cantina di Talavè. Nei vigneti ad alberello, coltivati secondo le tecniche locali, si annoverano diverse varietà autoctone come il cannonau antico (foglia trilobata), il muristellu nieddu, e l’amanthosu. «L’intreccio tra storia, archeologia e viticoltura è il futuro del paese» rilevano il sindaco Mariano Muggianu e Romolo Cabiddu della Pro loco.