Come potevamo astenerci anche noi dall’inviare il più sentito augurio di felicità al ‘bel George’?! Lo facciamo sinceramente (aggiungerci ‘figli maschi’ è forse troppo, vista l’età della coppia, oltre che profondamente scorretto in una logica di parità tra i generi che non andrebbe mai dimenticata).
La sonnacchiosa Venezia, esausta dopo un settembre ricco di eventi, si è regalata un sogno romantico che è stato celebrato in tutte le salse. Abbiamo sentito commenti entusiastici di chi ha visto in questo matrimonio il ravvedimento di uno scapolo impenitente (dopo il primo, difficile divorzio). Quest’uomo, reso famoso anche dalla pubblicità nella quale gli rubavano la tazzina del caffè, è stato per taluni il simbolo della riconquista della centralità della famiglia tradizionale, dei buoni sentimenti, della riconciliazione dei sessi.
Fortuna che il ‘buon George’ non avrà ascoltato i media in italiano, né avrà trovato il tempo per leggere i panegirici dedicatigli dalla stampa nazionale. Quel che è certo che è lo spot per la ‘città più romantica del mondo’ è stato planetario e certamente in laguna si moltiplicheranno i matrimoni ‘foresti’ che già oggi sono numerosi (e non solo quelli più sontuosi: a Venezia il sogno è di tutti). Per la città lagunare un ‘affare’, dato che il ‘turismo matrimoniale’ veicola ricchezza ed in generale promuove un’immagine di lusso per una città che la stampa locale dipinge sempre (e quasi esclusivamente) con i colori del degrado.
Altro non ci resta che augurarci che questa fama veneziana duri più a lungo dei matrimoni stessi (non è che i precedenti fidanzamenti del ‘inconstante George’ abbiano avuto vita lunga): quelli possono anche replicarsi, anzi Venezia potrebbe (segretamente) augurarselo. Di mezzo c’è la felicità di una coppia… e di un intero sistema turistico.